Coloro che si definiscono atei, spesso – per esperienza personale – hanno dentro di sé intatto il seme della ricerca o addirittura coltivano, a loro modo, la loro coscienza nutrendola con una buona morale, una via etica, un senso di giustizia. Anche se dicono che non credono in Dio, agiscono come se qualcuno li stia osservando, come se percepissero il Dharma, la legge etico-universale. Questa è una buona base per iniziare un cammino mistico. Un sincero e personale cammino di ricerca, che in seno implica il desiderio di una scoperta – e non la muta accettazione.
Ma il religioso fideistico fanatico(RFF), incappa in tre principali incomprensioni.
Da una parte confonde la conoscenza dei dogmi e delle regole del suo cammino con le pure e sincere realizzazioni. Ma sapere col cervello non significa aver realizzato. E realizzare significa penetrare l’essenza dell’insegnamento e comprenderne l’universalità. La realizzazione illumina e crea unione. L’ignoranza divide, crea muri e ostacoli.
Il RFF purtroppo urla più forte dei ricercatori spirituali. Predica il suo dogma a voce alta e secondo schemi prefissati. Ma queste urla non servono tanto a farsi sentire, ma servono a lui stesso, per non sentire i propri dubbi. Dubbi che il proprio intelletto recrimina, dogmi e accettazioni nozionistiche di cui il cervello richiede spiegazione. Il RFF attira altri simili, perchè altre persone dotate di più fine senno ne stanno piuttosto alla larga. Il RFF quando convince qualcuno delle ‘sue’ idee sente in sé aumentare la fede, quando qualcuno non accetta ciò che lui ha accettato sente che sua fede prende degli scossoni. Perchè in una parte nascosta del suo cuore c’è un dubbio crescente che invece di essere curato, viene ignorato. Il sincero spiritualista è contento nel vedere una persona che avanza nel cammino spirituale ed è triste se un’altra invece momentaneamente retrocede, ma in questa sentire la propria fede ne cresce ne diminuisce. Perchè è stata costruita sulla ragione, sul discernimento e su tante piccole e preziose realizzazioni.
La seconda incomprensione, secondo quanto detto, è credere che l’accettazione – più o meno cieca o, un gradino più in alto, più o meno esclusivamente nozionistica – equivalga ad avere fede.
La terza incomprensione è credere che escludere la possibilità che esistano altri cammini, rispetto al suo, che siano altrettanto validi sia sinonimo di integrità dei propri valori religiosi. Il RFF crede che solo il suo cammino sia quello giusto – quindi di conseguenza lui è dalla parte del bene – e che tutto il resto della popolazione mondiale che non abbraccia il suo stesso credo ( e a volte anche quelli che, pur abbracciandolo, si discostano da una visione fideistica e fanatica) sono nell’illusione totale. Il RFF è un ‘politeista’ mascherato da monoteista. Crede che solo il ‘suo’ Dio sia il vero Dio e che tutti gli altri ‘Dio’ che le altre filosofie contemplano siano falsi dei o addirittura manifestazioni del male. Nei dialoghi interreligiosi fa discorsi del tipo: “il mio Dio dice…. cosa dice il tuo Dio?”.
Il mistico sa che la Realtà Assoluta è una solamente. Questa si manifesta, con un atto di amorevole compassione, in differenti vesti, con differenti linguaggi, in differenti periodi storici, solo al fine di essere più facilmente compresa da tutte le genti. La vera integrità spirituale sta nel capire qual’è l’essenza del proprio cammino (e tutti i saggi concludono che l’essenza è un qualcosa che accomuna tutti gli esseri – che dire di tutte le religioni?! – nella profondità nel cuore, e non qualcosa che crea distinzioni e conflitti sulla base di fattori esteriori e di superfice come sesso, cultura, lingua, rituali, credo, …).
Per concludere scriverò qualcosa che è inaccettabile per alcuni. L’essenza del Vangelo, del Corano, della Bhagavad-gita, l’essenza di ogni serio cammino spirituale può essere riassunta in due semplici-a-dirsi punti. Due punti che contemplano la presenza e la soddisfazione dell’Amore. La ricerca dell’Amore per Dio, alla scoperta della sua bellezza e del suo fascino. E l’Amore rivolto verso tutti gli esseri viventi sotto forma di comprensione e compassione.
Perchè non vedersi, allora, da una prospettiva più ampia e profonda.
Perchè non iniziamo a vederci, a dialogare e ad apprezzarci così come siamo: come pellegrini in cammino in questa vita, alla ricerca di questi due tesori?
(Pierpaolo Marras)
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