Sai la differenza tra “religione di massa” e “mistica”?
La “religione di massa” è un semplice vestito, una maschera, un identificazione, una pacificazione sedativa di una coscienza che dall’interno dell’essere urla attenzione. Questa può generare bigottismo, fanatismo e superficialità nel giudizio. Marx la chiamava “oppio dei popoli”. Karl Marx, come alcuni invece pensano, non escludeva filosoficamente una realtà metafisica. Semplicemente non verteva la sua attenzione su di essa. La sua critica era mossa verso quella religione dell’apparenza che veniva utilizzata come mezzo di controllo. Marx non nega la mistica.
La “religione di massa” si perde nel ritualismo ed è spesso controllata da istituzioni, in cui si annidano nemici insaziabili, come il desiderio di potere, l’ambizione e lo sfruttamento. Il lato nero dell’uomo segue ogni suo atto, fintanto che non inizia a purificarsi attraverso un cammino mistico. Sia egli un politico, un capo religioso o il leader di un’associazione.
Inoltre, la “religione di massa” è piatta e non prevede progressi di coscienza, semplicemente è piena di riti che bisogna praticare, i più dei quali senza comprenderne il significato. Per il ricercatore questo aspetto non è affascinante, il vero cercatore desidera capire, conoscere e penetrare il significato più profondo.
Per questi aspetti molte persone non si addentrano all’interno di sé stessi.
Mentre il cammino mistico rimane silenzioso, riservato e segreto; la “religione di massa” è chiassosa, a volte volgare e superficiale.
Molte persone vengono “scottate” da questo fatto e perdono la loro fiducia in una possibilità alternativa al modello consumistico o anti-consumistico, che la società materialistica ci propone. Hanno paura di essere sfruttate, di venire a contatto con una realtà settaria. Hanno timore che non ci sia niente di reale, che sia tutta un’illusione della mente. Perciò “buttano il bambino con l’acqua sporca”(d.p.).
Mentre la “mistica” è la ricerca dell’essenza, mossa da un profondo desiderio di andare oltre i propri limiti (e perchè no: andare oltre i limiti umani!). E’ il tentativo, pieno di meraviglia e entusiasmo, di scoprire e innamorarsi della bellezza del Creato, del Creatore e delle Creature.
Questo genera la santità, la sapienza, la compassione e l’Amore. Ogni passo di questo cammino è pieno di nuove comprensioni e sempre fresche realizzazazioni. Ogni passo del percorso ci accorgiamo di evolvere, di divenire persone migliori, di superare i nostri limiti e trasformare in ruoli le nostre identificazioni.
Il percorso mistico è attivo, la religione di massa richiede un’accettazione passiva. Il ricercatore spirituale è un “attivista dell’Amore”, prova a divenire “Amore in azione”.
Il cammino mistico non passa attraverso un’istituzione, bensì viene trasmesso da un mistico ad un aspirante mistico, da maestro a discepolo. Solo una persona che “ha visto”, che ha acquisito realizzazioni, può veramente guidarci a “vedere”. “Un cieco non può guidare un altro cieco”. Il ricercatore deve trovare il suo maestro e, affinchè ci sia una sana accettazione reciproca, deve coscientemente analizzarlo, vedere se egli “vede”, fargli domande e metterlo alla prova. Anche il maestro deve verificare che il discepolo sia sincero nell’intento. Non si deve avere fede cieca in un individuo, non c’è istituzionalità. Si deve selezionare il proprio maestro, senza avere fretta, ma sviluppando dentro il proprio cuore quella amorevole fiducia che permette di poter ricever il messaggio mistico. Si deve creare una relazione d’amore, di scambio e di servizio reciproco.
E’ molto interessante il paragone che si può fare analizzando l’etimologia delle due parole: Religione e Yoga.
“Religione” deriva dal termine latino “relìgio” che deriva (secondo l’interpretazione di Lattanzio, ripresa in seguito da Sant’Agostino) dal verbo “relìgare”, che significa legare e unire.
“Yoga” deriva dalla radice sanscrita “yuj-” che ha lo stesso significato: unire, connettere, legare.
Dunque entrambi i termini si allacciano alla stessa matrice e allo stesso obiettivo: connettersi alla propria natura originale e connettersi alle energie divine.
Ma è necessario prendere sul serio il cammino. Se decidiamo di essere pellegrini della vita dobbiamo provare a cercare l’essenza, e non c’è limite alla ricerca. Perchè possiamo andare sempre più in profondità, e più profondamente penetriamo e più avviene questo benefico congingimento.
Ogni cammino spirituale e ogni religione ha un lato “essoterico” e uno “esoterico”.
Il lato essoterico è quello esterno, esteriore, di costume, di usanze, di particolarità nel rito o nella pratica, di regole comportamentali.
Quello esoterico è quello interno, quello essenziale. L’essenza di ogni religione (come ci insegna l’esoterismo del Vangelo, del Corano, dello Srimad Bhagavatam) risiede nell’obiettivo di sviluppare (1)Amore verso il Divino, (2)Compassione verso ogni Essere Vivente e (3)Rispetto verso l’Ambiente che ci ospita. Questi aspetti li troviamo alla radice di ogni cammino mistico.
Il fedele della religione di massa si sofferma, si perde, si lascia abbindolare e confondere dal lato essoterico.
Il mistico brilla maggiormente di luce ad ogni passo che percorre verso l’obiettivo esoterico.
(Premkumar das)
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